Silvio V. Fiorenzo

Si pensa, di solito, che il fumetto sia facile, mentre l’arte è difficile. E poi, il fumetto è loquace, mentre l’arte tace. Il fumetto scorre a strisce, mentre l’arte invece se ne sta ferma in un quadro. Il fumetto è un mezzo di comunicazione di massa, fatto per essere riprodotto tipograficamente e bruciato all’istante da una consumazione visiva avida e ansiosa, mentre l’arte è un prodotto elitario, fatto per esistere come oggetto unico ed irripetibile, e per durare eternamente nel tempo e nello spazio.

( Francesca Alinovi, 1982)

 

Silvio Fiorenzo fa della contaminazione fra linguaggio alto dell’arte e linguaggio basso, popolare e regressivo del fumetto il centro del suo personalissimo mondo creativo, dando vita ad una specie di moderno ouroborous in cui le immagini si avvolgono su se stesse senza soluzione di continuità.

Nelle opere di Silvio Fiorenzo i particolari, i frammenti di grandi capolavori del passato fanno da sfondo ai moderni personaggi dei fumetti in un salto temporale apparentemente incongruo. Nelle tele di Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Veermer, Goya, rivivono antiche storie rappresentate attraverso le immagini, sono le vicende umane di Santi martoriati, di episodi soprannaturali e di miracoli che indicano un mondo fatto di miti e di uomini fuori dal comune, per certi versi antichi padri dei moderni supereroi con mantello svolazzante e superpoteri. Anche i temi profani divengono occasione di interazione con il mondo del fumetto ed ecco che sotto lo sguardo disincantato della Venere dell’ Amor profano di Tiziano si affollano le figure di un esultante Gastone, di un perplesso Popeye, del sardonico Black Macigno, nonché la sensuale immagine di Valentina di Crepax, quasi a rappresentare una moderna versione della femme fatale.

Silvio Fiorenzo quindi dilata il proprio mondo creativo espandendolo dal passato al presente dichiarando le fonti, la cultura visiva che ha nutrito ed amato nel suo percorso di vita, non con l’onnivoracità del cleptomane, bensì attuando una precisa scelta di autori. Una serie di espliciti rimandi a disegnatori e personaggi fa intuire un percorso autobiografico la storia personale di un autore che negli anni ’60, quando ancora Superman in Italia si chiamava Nembo Kid e Tex Willer era l’eroe incontrastato delle praterie americane, era un adolescente che si apassionava ai nuovi personaggi dei fumetti diffusi da Linus e da Milano Libri. Nacque in quegli anni anche nelle strips un genere più impegnato nella critica e consequente presa di coscienza di problemi sociali e politici, che contribuì a sostenere un percorso ideologico anche nei lettori di un genere considerato di evasione. Non è un caso che Fiorenzo riprenda il nerboruto, rozzamente ingenuo lì’l Abner e l’eterna sexy fidanzata Daisy Mae di Al Capp le cui strips velatamente fanno riferimento alla guerra fredda ed ai problemi interni della politica americana. Del resto erano anche gli anni in cui l’America assassinava i suoi leaders e mandava i suoi ragazzi migliori a combattere in Vietnam, mentre l’Europa comincava ad assistere, inizialmente impotente, ai primi fuochi di guerriglia urbana. Il fumetto quidi interpretò sia la voglia di oblio attraverso l’evasione, sia l’impegno, talvolta caustico ed irriverente, sia quel sentimento buonista dell’eterna lotta contro un male nelle sue diverse declinazioni. Lo stesso Superman, creato negli anni ’30, con la sua doppia identità, è diventato nel tempo an enduring emblem of the American dream, ed ha avuto fra i suoi esegeti italiani studiosi come Umberto Eco e Mircea Elliade .Le opere di Fiorenzo possono essere lette quindi anche come un doveroso omaggio generazionale a quanti sono cresciuti fra i beatles e i Rolling Stones, fra Elvis Presley e Bob dylan e che, in ogni caso, si ritrovano oggi un po’ meno manichei, un po’ più disincantati, ma che, conservando preziosi infantilismi, non hanno rinunciato alla possibilità data dai fumetti di sognare. Quella di Fiorenzo risulta quindi essere una pittura artificiale che fa convivere la citazione colta con i nuovi archetipi della favolistica moderna dei supereroi. Egli attinge soprattuto al mondo del fumetto americano della Marvel Comics e della DC Comics, di grandi disegnatori oramai storicizzati, come Alex Ross, Jack Kirby, Dan Jurgens, Curt Swan, Jon Bogdanove o Jim Lee passati alla storia per aver creato, o meglio rinnovato, uno stile compositivo dell’immagine in cui i supereroi, da Spiderman, Batman, Flash, Superman, Wolverine, a empesta, quasi come nuovi angeli, lottano per salvare il mondo dal male incarnato nei vari Goblin, Lex Luthor, Dottor Destino, Catwoman. Silvio Fiorenzo li mette in relazione con gli antichi predecessori quali i Santi della tradizione cristiano cattolica che, fissati su tela dagli artisti del passato, si prestano a raccontare un episodio della loro vita, la loro testimonianza della fede in Dio e nel Bene e , come i moderni supereroi, mostrano agli occhi dello spettatore un mondo negato all’uomo comune.

I quadri di argomento sacro hanno assunto, nelle epoche in cui sono stati concepiti, anche la funzione di spiegazione e guida per coloro che non sapevano leggere; l’immagine ha avuto quindi per secoli il ruolo didascalico di illustrare episodi delle Sacre Scritture o di testi apocrifi per suscitare nel fedele lo stupore dell’evento soprannaturale.

Silvio Fiorenzo prende a prestito dai capolavori del passato, falsandone i colori attraverso un acrilico fatto di toni bianchi e grigi, come una sbiadita foto in bianco e nero, quei personaggi che si possono definire ora i padri putativi dei fumetti. Il fumetto per sua natura racconta lo snodarsi di una storia attraverso le immagini, i dialoghi e i commenti scritti; la tela al contrario illustra in una singola immagine ciò che già si conosce nello svolgersi temporale di un prima e un dopo l’episodio dipinto: entrambi i linguaggi tuttavia si avvalgono della forza di comunicazione data dalla composizione scenica e dall’impatto anche emozionale della storia rappresentata.

Di fatto la funzione stessa del fumetto, in quanto strip, ha nel testo oltre che nel disegno, la sua ragione d’essere. Fiorenzo opera quindi una ulteriore decontestualizzazione, isolando i personaggi da un contesto di scrittura che darebbe un senso al loro esistere. Eppure gli artisti, soprattuto quelli cresciuti all’ombra di Andy Warhol, il quale fin dal 1961 aveva operato la prima ripresa delle immagini di Superman, Popeye, Batman e Dick Tracy immettendole nel circuito dell’arte in una perfetta operazione Pop, fino ai più recenti Ronnie Cutrone e Kenny Scharf, inizialmente relegati dalla critica nell’ambito magmatico del graffitismo, hanno attinto al mondo dei fumetti isolando un personaggio e facendolo diventare una icona autocelebrativa senza il supporto narrativo.

Fiorenzo si distacca da questo modo di operare, riprende i personaggi tali e quali compaiono nelle strip, tanto da sembrare usciti direttamente dal cartoon, colti nel farsi dell’azione e li affastella uno all’altro in un improbabile corpo a corpo. Ecco quindi che sotto lo sguardo perplesso della Madona della seggiola di Raffaello si mischiano Topolino, Paperina, Asterix, Supergirl, Flash, ma anche Snoppy, Spiderman e Capitan Bretagna. L’artista nel dichiarare apertamente il suo mondo e gli amori per alcuni pittori e disignatori fa integrare nelle sue opere i due diversi linguaggi per cui lo slang segnico dei fumetti va ad interagire in un muto dialogo con Santi e Sibille: i nuovi eroi, i nuovi miti si sovrappongono agli antichi senza oscurarli. Nasce un confronto e un rimando tra grandi personaggi, dove la forza della rappresentazione di un rivoluzionario dotato di “superpoteri” come il Cristo della Flagellazione di Caravaggio viene attorniato da Fenice, la mutante degli X-Men, e Green Lantern oltre ad un perplesso Charlie Brown; in un altro quadro San Pietro nel momento supremo del suo martirio è associato al Superman risorto dopo la morte ed al vagabondo senzapoteri, ma sempre ai confini dell’ignoto, Corto Maltese. Silvio Fiorenzo non dimentica il passato, anche se ingrigito e scolorito, ma lo usa come supporto dalle cui cenere sono nate le nuove forme di comunicazione: il linguaggio del fumetto si sostituisce ai grandi cicli pittorici presenti nei luoghi di culto, ma rimane immutato lo stupore e il messaggio del favoloso e del fantastico, del paranormale e del soprannaturale.

I maestri del passato diventano le fondamenta e il riferimento del nostro presente e le opere di Silvio Fiorenzo assomigliano ai muri delle moderne città su cui spesso i graffiti prendono vita per dare un senso alla società che cambia e si esprime, un urlo continuo e mutevole che parte da lontano per trasformarsi in un eco convulso attraverso i personaggi dei fumetti, ora comici, ora tragici o dotati di poteri o di spiazzante normalità, ma assunti ad eroi di tutti i giorni che pagano il proprio debito agli eroi ora comici, ora tragici o dotati di poteri o di spiazzante normalità delle epoche passate.

Annamaria Sandonà, aprile 2005